L’apparentamento non è una bestemmia. L’apparentamento lo consente la legge 241 del 1990 che al secondo turno permette al candidato sindaco vincente al primo turno di estendere la coalizione da cui è partito per riproporsi al secondo turno con un’offerta in grado di parlare ad un elettorato più vasto. Non glielo ordina il medico di fare l’apparentamento. Si tratta di mero calcolo politico. Ed è su questa sponda che il candidato sindaco Emanuele Di Silvio deve sentirsi tirare l’allegorica giacca da diverse formazioni politiche desiderose di apparire in Consiglio comunale. Di Silvio deve calcolare se il gioco vale la candela. Deve cioè ponderare se i suoi voti gli bastano per vincere. Deve riuscire a portare tutti al voto. La parola d’ordine al secondo turno è: chi vota, vince. Lo stesso non dice il Movimento Cinque Stelle. Quelli che seguono l’ideologia di Grillo per impostazione non fanno apparentamenti: ritengono inadeguata alla loro dialettica qualsiasi altra forza politica. (Sono di oggi le dichiarazioni contro Salvini tacciato di fascista). Di Silvio invece deve pensare bene. Gli altri no. Agli altri fa comodo tentare la carta dell’apparentamento per avere chance di fare entrare consiglieri comunali. Ma Di Silvio deve pensare alle sue convenienze. IN questo gioco di dichiarazioni e di disponibilità la Sinistra esce in modo chiaro, netto, deciso e reciso: non faremo alcun apparentamento con Di Silvio. Di Silvio senza Silvi.
E dicono anche: non faremo “gioco di sponda”, cioè votarlo per simpatia democratica in opposizione ai Cinque stelle. Nella dichiarazione allegata espongono una chiave fortemente critica sull’operato del Pd, in genere, e sulla sua incapacità di essere alternativi ad Eligio Rubeis. Nasce così una seconda diversità. Seconda alla diversità proclamata da Enrico Berlinguer quando il panorama politico pubblicistico italiano presentava il Pci come carico di dietrologie e doppio-pesismi. La citazione al Pci di Berlinguer è d’obbligo per Sinistra Popolare. Ma è d’obbligo anche il raffronto con il Movimento Cinque Stelle che si considera diverso dal resto del panorama politico attuale e per tanto esclude ogni trovata coesione. Quelli di Sinistra Popolare non vogliono far diventare produttivo il loro tre per cento. Non hanno un fatturato politico da reclamare. Vogliono rifondare un’idea complessa, ma semplice, di alternativa politica. Hanno un indirizzo preciso, a differenza dei Cinque stelle. Il primato al pubblico, l’idea di una gestione che guarda al sociale come indirizzo assoluto, la moralizzazione e la trasparenza. Si dirà: sono parole che chiunque potrebbe dire. E poi: loro dicono che non vogliono apparentarsi, ma chi li ha invitati? Sarcasmo a parte, se queste parole sono dette da una forza radicale che si muove a sinistra o a destra è l’inizio di qualcosa di nuovo. Qualcosa che significa, al momento, che l’opposizione non sarà relegata al Movimento dei Cinque Stelle.
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