La programmazione della Regione Lazio ha fatto spese a danno dei progetti finalizzati a rendere più il fluido l’accesso al Castello di Marco Simone per la riuscita del torneo mondiale di golf, denominato Ryder Cup. Soldi destinati a connessioni tra Setteville e il raccordo anulare, come ai collegamenti autostradali, che sono saltati per le ragioni vincolistiche legati alla possibilità di beni archeologici sepolti nel sottosuolo di Guidonia.
Morale: al fine di difendere vestigia, totalmente sconosciute e probabilmente inesistenti, Guidonia dovrà rinunciare a una grande evoluzione di miglioramento delle proprie infrastrutture per contentarsi del rifacimento della strada di accesso al Marco Simone Golf Club.
Un epilogo che vede in modo assai appannato un percorso amministrativo nato sotto fasti totalmente diversi. La Ryder Cup nelle linee dell’amministrazione di Eligio Rubeis doveva essere la grande occasione di dotarsi di una rete infrastrutturale di massimo livello, in grado di rapportarsi con la grande Urbe finalmente con standard di un sistema-paese evoluto.
Pare che Guidonia per questo debba ancora aspettare. E non si capisce bene quale possa essere la prossima occasione utile. Organizzazione di tornei mondiali nella Città dell’Aria non se ne prevedono.
Servirebbe ora un colpo di reni. L’affermazione forte di un’amministrazione vincente che ha peso e capitolo nell’asse governativo nazionale e possa imprimere una svolta per andare in converso al dirottamento dei lavori. Ma così non è. Sono i costi dell’essere civici. Non avere quindi rappresentanza, non avere voce e capitolo nell’assise nazionale. E poco importa se diversi appartenenti alla giunta hanno la tessera di partito in tasca. Non è quella giusta. Non è quella che consente alla città di fare quel passaggio nei luoghi che contano.
E il problema riaffiora sempre per quello che è. Guidonia non è riuscita a conquistarsi un blasone per cui il personale politico sia mai riuscito a far valere il peso specifico di una città da centomila abitanti, in un quadrante nevralgico per Roma, crocevia per tanti interessi e modalità di accesso alla Capitale.
Ci sarebbe bisogno di qualcuno che facesse la voce grossa. Che puntasse i piedi considerando imprescindibile questo appuntamento per la propria città. Cosa che è, effettivamente. Al di là di questa grande occasione la città può godere solo delle briciole che nascono da organizzazione spontanee e autoctone. La forza di grandi investimenti difficilmente riesce ad arrivare a Guidonia per superare antiche arretratezze.
La Ryder Cup non farà eccezione su una miriade di flop a cui è andata incontro la città quando si è affidata all’asse direzionale che arrivava da qualche governo centrale del sistema-paese. Guidonia può farcela solo se confida su sé stessa. Ed è questa la costatazione più amara perché se è questa la classe dirigente che ha espresso negli ultimi anni, allora non ce la farà.
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