A Guidonia i Cinquestelle erano l’avversario da battere. Si sapeva fin dall’inizio. Ogni competitor aveva come obiettivo quello del movimento di Beppe Grillo che, forte dell’epilogo della precedente amministrazione sciolta, commissariata, decapitata da arresti a dirigenti e politici, aveva tutto il vento in poppa. Eppure proprio i Cinquestelle avevano mostrato qualche cedimento riuscendo ad acquisire il ballottaggio per duecentottanta voti sui terzi classificati rappresentati da Aldo Cerroni. I Cinquestelle improvvisamente non sono apparsi così irresistibili. E invece ce l’hanno fatta. Nella loro vittoria un grande ruolo è dovuto alla crisi interna del Pd che è arrivato alla designazione del candidato sindaco in modo a dir poco polemico. Nelle due settimane che separano dal ballottaggio non c’è stata riconciliazione. Ci si aspettava una foto con stretta di mano tra Emanuele Di Silvio, candidato sindaco, e il consigliere Simone Guglielmo che ha sommato milletrecento voti ed è il competitore interno del partito. Anche da parte di Domenico De Vincenzi ci si aspettava la dichiarazione distensiva e invece il leader storico del Pd non ha aperto bocca sui notiziari. L’ultima sua dichiarazione era quella rilasciata a Dentro nella quale ha esplicitamente detto, prima del primo turno, che non avrebbe votato Di Silvio.
Un finale annunciato, si dirà. Ma il dato sensazionale consiste nel fatto che il resto del panorama politico non ha solidarizzato con Di Silvio. Non c’è stato un voto anti-cinquestelle. Non solo Di Silvio non ha fatto apparentamenti. E questo anche per garantirsi di avere suoi consiglieri in maggioranza e non doverli dividere con le ultime forze aggregate. Di Silvio non ha esercitato un feelling con gli altri soggetti politici, se non attraverso sparute dichiarazione su face book di persone come conosciute nel mondo del centrodestra. Un endorsement che evidentemente non ha funzionato. Anzi, forse è stato controproducente.Di Silvio non ha conquistato a sinistra. Di Silvio non ha conquistato nessuno che già non fosse con lui.
Ora il campo libero è per Michel Barbet. Dovrà dotarsi di una giunta fortissima, di tecnici, ancorché politici, anche perché le figure apicali nella struttura comunale oramai latitano. In tutti i sensi. Michel Barbet potrebbe trovare scomoda la vicinanza politica con il sindaco di Roma per la gestione dell’impianto TMB. Dovrà sforzarsi, e molto, per avere un ruolo in Regione Lazio e sul governo della Pisana potrà far cadere decisioni che andranno a ricasco di Guidonia.
Tutte queste sono supposizioni. IL resto è tutto da vedersi. Deve essere compiuto. E in questo resto c’è anche l’onere di far recuperare immagine a Guidonia e che il palazzo comunale la recuperi presso i cittadini che sostanzialmente hanno disertato le urne. Ora Barbet dovrà dimostrare di metterci il carattere, la forza, la personalità. E noi, per Guidonia, gli auguriamo di trovarle.