Mai il destino di un uomo è stato così legato al destino della sua città

È sempre una cattiva scrittura della storia quella che lega le vicende di un popolo a quello del suo leader. Le decisioni che riguardano una comunità seguono il loro corso, al di là dei protagonisti che pro tempore ne incarnano le sorti.

Non potrà fare eccezione Guidonia dopo il 20 gennaio, giorno in cui si apre il “procedimento a giudizio immediato” che dovrà decidere sui capi di imputazione per Eligio Rubeis. Se dovessero confermarsi gli arresti domiciliari il sindaco potrebbe rassegnare le dimissioni. In tal caso si aprirebbe una crisi ancora peggiore tra le tre compagini: centrodestra, pd e penta-stellati.

Tranne rarissime eccezioni riferibili a pochi nomi e cognomi nessuno vuole chiudere anticipatamente questa esperienza amministrativa.

Il centrodestra non ha candidature né unità di intenti con le quali costruire un clima di convivenza minimo possibile. L’arrivo dei “Noi con Salvini” complica, non aiuta. Rivendicano di essere la vera discontinuità nel centrodestra quindi pretendono la leadership che nessuno intende riconoscergli.

Il Pd deve innanzitutto sciogliere la prognosi sulle primarie: farle o non farle. Certo è che se il partito gli impone di farle “i democrat” non potranno esimersi. Va sempre ricordato che l’obbligo delle primarie sta nello statuto. Non ci si può esimere. “Ma data la situazione, date le circostanze, date le criticità … Le decisioni non possono essere affidate alla retorica della piazza, ai portatori di preferenze”… In sostanza, c’è sempre un modo per liberarsi da impacci di procedura. E l’impaccio peggiore sarebbe avere una candidatura come un giovane non facente parte della nomenclatura del partito locale. Non sarebbe una candidatura forte, da far paura al resto del partito. Ma potrebbe diventarlo, un personaggio forte. E questo è sempre un problema in questo partito, specialmente se non ha sponsor chiari e distinti. Il problema è se diventasse “un vincente”, tipo Marco Vincenzi a Tivoli per intenderci. Eh sì. I vincenti non sono mai piaciuti nella tradizione e nelle filiazioni dei partiti che ne hanno fondato l’identità del Pd: Pci e Dc.

Le elezioni ravvicinate vanno strette anche al Movimento Cinque Stelle. Due potrebbero essere le soluzioni che si potrebbero trarre. Il Movimento Cinque Stelle potrebbe vincere. Allora sarebbero problemi veri: essere al centro dell’attenzione, responsabilità pesanti in un’area a grande tensione … Con Grillo pronto a scomunicare.

Oppure il Movimento Cinque Stelle potrebbe perdere. Allora sarebbe fortemente ridimensionata la loro portata a Guidonia consumandosi in posizioni di guardiani per nuovi poteri che si avvicendano.

Oppure Eligio Rubeis potrebbe risolvere i problemi giudiziari. Tornare a palazzo Matteotti. Lì replicare la trama del Conte di Montecristo, forte del fatto che nessuno contro di lui ha una leadership adeguata per opporgli un altro stato di cose: se lo scioglimento del Consiglio non è arrivato finora, non arriverà.

Ma per arrivare a questa soluzione si potrebbe o dovrebbe ipotizzare una tregua armata tra Pd e centodestra. La vittoria dei penta-stellati sarebbe una iattura indicibile per entrambi.

Ed allora il massimo momento di debolezza per Rubeis corrisponde al suo massimo momento di forza perché evidenzia la debolezza maggiore degli altri.