Michel Barbet non entra nello stereotipo del Cinquestelle arrabbiato e ribelle. È però attento ed equilibrato. Non scommette sulla sua vittoria, ma non lo fa per scaramanzia. Prevede l’assemblaggio delle altre forze politiche che si potrebbero coalizzare contro lui. È entrato nel Movimento Cinquestelle dopo la traversata a nuoto dello stretto di Messina da parte di Beppe Grillo. Impressionato da tanta energia, oltre che dal simbolismo, si chiede: “perché non dare una mano anche io?” Francese di origine, è nato in Provenza, ha tre figli, è separato ed è anche nonno. Ha cinquantotto anni, lavora come impiegato presso l’Associazione nazionale costruttori edili, si era candidato anche nel 2014 per il Consiglio comunale.
Signor Barbet, tutti si aspettavano la candidatura di Santoboni o di Cubeddu. Perché il movimento ha scelto lei?
In effetti quelle che mi ha detto erano le candidature più logiche. Ma sia Santoboni che Cubeddu avevano problemi personali e professionali. Non mi chieda quali. Sono problemi personali.
Guidonia e questa campagna elettorale sono afflitti da due problemi: il deficit e l’impianto TMB. Iniziamo dal deficit. Come intendete risolverlo?
Il deficit è di ventisei milioni. IL commissario ha stilato un piano di rientro per un milione trecentomila l’anno. In questo modo si eviterà il dissesto. Dovremo attenerci a quello.
E se la Corte dei Conti dovesse bocciarlo?
Non lo farà. Ne sono certo. E se fosse dovremo aprire la fase del dissesto. Ma sono convinto che Guidonia non corre questi problemi.
Impianto TMB. In campagna elettorale sono tutti oltranzisti contro l’accumulo dei rifiuti. Non temete vi rubino il mestiere di radicalismo?
No, perché nessuno ha la nostra posizione ferma e chiara. Siamo contro la riapertura. Il sequestro c’è ancora. IL Mibact ha sancito la sua inagibilità. Non c’è altro da dire.
Rimane il problema di cosa fare dei rifiuti …
Noi siamo per intensificare la raccolta differenziata, tanto da arrivare al pagamento di una quota specifica per ciascun utente in virtù dei rifiuti effettivamente prodotti. Si può fare grazie la tecnologia che con un codice a barre inserito nel sacchetto che viene dato per ogni famiglia riesce a dare la chiara evidenza di quali rifiuti sono scaricati e in quali quantità. Si possono introdurre anche dei criteri premiali per chi fa meglio la raccolta differenziata.
Virginia Raggi però vede in Guidonia un bel bacino per il ricovero dei rifiuti …
Virginia Raggi è della nostra stessa posizione. Arrivare a una raccolta differenziata sempre più capillare col porta a porta.
A Guidonia l’oggetto del contendere è sempre stato l’urbanistica. Come si inserisce il Movimento Cinquestelle in questa dialettica?
Noi siamo per realizzare il nuovo Piano regolatore. L’ultimo risale a metà anni Settanta. Guidonia si deve dotare di questo strumento necessario. Siamo chiaramente contro la corsa all’edificazione che fin qui c’è stata. Bisogna innanzitutto risanare. Bisogna ristrutturare aree in difficoltà e affrontare in modo determinato il problema della subsidenza.
Recentemente ha lanciato un comunicato che ha fatto molto discutere. Riguardava il bando per il prossimo direttore del Museo Lanciani. Perché siete contrari a ché si faccia un bando?
In verità perché quel bando è già impugnabile per come è stato realizzato. Il precedente direttore è stato prorogato per sei mesi. Non vedo perché non poteva esser prorogato per un anno e dare così modo alla nuova amministrazione di lavorare sui criteri di selezione ed avere un direttore molto competente.
Qual è la vostra linea sulla politica culturale della città?
Valorizzare al massimo le cose che ci sono. Noi crediamo molto al Museo Lanciani. È difficile che sia un attrattiva vera di turismo. Il parcheggio che hanno realizzato a Montecelio di certo non aiuta. Lontano dal museo. Deturpa il contesto. È orrendo. Noi siamo per la valorizzazione delle potenzialità locali. Ad esempio le vunnelle potrebbero essere gemellate a un costume molto simile della Provenza. Le cave possono essere area di rappresentazioni teatrali e cinematografiche di grande richiamo. Di idee ce ne abbiamo tante.
Siete sicuri di vincere?
No. La nostra spinta innovativa è troppo forte e facciamo paura.
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