Evidentemente la difesa ritiene superflua in questa fase ogni dichiarazione sul proprio operato
Continua l’interdizione di Eligio Rubeis. Sarà in dimora differenziata da quella di Guidonia. L’accusa del pubblico ministero resta quella di corruzione e concussione. Come da rito, l’avvocato del sindaco, Augusto Colatei, ha deciso di non valersi di alcuna argomentazione di difesa. Preferisce giocare le proprie motivazioni in sede di udienza preliminare o in prospettiva di giudizio di primo grado. Ciò al fine di non dare armi alla controparte. Diversamente il pubblico ministero avrebbe modo e maniera di contro-dedurre agevolmente, avendo saggiato le carte scoperte della controparte. Soliti riti in sede di procedura giudiziaria. Eligio Rubeis, quindi, si avvale della facoltà di non rispondere. Ed è questa la prassi difensiva scelta.
Si chiude qui, in breve sintesi, la base dibattimentale che ha confermato gli arresti domiciliari, giovedì 23 luglio.
Ed è bene si chiuda qui. Elucubrazioni o ostentazione di nozioni o particolari sulla mole accusatoria nei confronti del sindaco non avrebbero alcun senso, anche ai fini della conoscenza. Quel che è dato di sapere attiene sempre al documentabile. E quanto è documentabile, anche se consiste in un dato vero, non necessariamente fornisce nozione utile per ricostruire la verità tutta intera.
Ma il dato della giornata non è il silenzio usato come schermo dal sindaco. Impossibile non rilevare che il diritto a starsi zitto del sindaco è in compagnia al vuoto prospettatogli al suo fianco.
A palazzo Matteotti funziona come se niente fosse successo. Pallido e opaco il messaggio della maggioranza l’indomani della conoscenza dell’arresto. Non si propone il testo licenziato dalla maggioranza. Non si fa per nullità manifesta di contenuti. Anche qui, sono parole che non aiutano a conoscere alcunché se non il timor vacui che attanaglia la maggioranza impegnata invece a far finta di niente.
Invece per il centrodestra al governo della città le strade possibili sarebbero due:
1) difesa strenua del sindaco contro tutto e contro tutti;
2) difesa del corso amministrativo per il senso di responsabilità verso la città, quindi individuazione di alcune scadenze da portare a termine per consegnare a Guidonia delle realizzazioni effettuate.
Certo è che nessuno potrebbe sostenere a lungo anche solo l’idea di un’amministrazione decapitata del suo primo eletto: il sindaco. Quindi il governo della città dovrebbe in questo caso pensare a una sua naturale scadenza. Nessuna delle due possibilità selezionate dai pretoriani del sindaco. (Si ricorda che nell’antica Roma imperiale i pretoriani – la milizia dell’imperatore – erano coloro che spesso lo mandavano a morte per proclamarne con la forza delle armi un altro. Ma erano altri tempi).
“Dimissioni, dimissioni!” Su questo prevedibile tormentone le due opposizioni chiedono si vada al voto al più presto. Ma non si capisce bene con quale convinzione. Il Movimento Cinque Stelle chiama Alessandro Di Battista sotto il palazzo Matteotti la sera di lunedì 20 luglio, il giorno in cui si conosce dell’arresto del sindaco. Un comportamento che ricorda l’iconografia dei comunisti della Terza internazionale. Il popolo col suo massimo leader davanti al Palazzo da conquistare per la presa del potere del proletariato. Però è anche vero che in una famosa vignetta si ritraeva Karl Marx sorridere dei movimentisti dicendo loro: “Sarà proprio nel momento in cui entrerete nel palazzo che inizieranno i vostri problemi”. Il Movimento Cinque Stelle forse questo lo sa. Ma al momento ancora si giubila ritenendo di avere margine di tempo per farlo. Ma questo margine si sta esaurendo. Saranno investiti presto della responsabilità di essere forza di governo. Dovranno quindi presentarsi all’elettorato come tale. E non servirà ripetere il mantra: “onestà, onestà, onestà”.
Spiazzato il Pd. Il più solerte, come al solito è Emanuele Di Silvio. Chiede le dimissioni immediate per riandare al voto. Segue in ordine di tempo quello che l’anno scorso è stato il competitore di Rubeis, Domenico De Vincenzi. Ma laddove fossero accontentati al più presto dovrebbero decidere una candidatura e una lista di persone che diano il senso dell’ondata di novità, se non vorranno essere spazzati via dal pentastellati.
Il futuro è a tinte fosche per la città se non saprà fare di necessità virtù. A questo punto la questione sulla durata degli arresti domiciliari per il sindaco riguarda solo, privatamente, la persona del sindaco.
La scommessa è per il futuro della città e per chi saprà dargli una direzione che non sia di regresso. A Tivoli è riuscito il capolavoro con un sindaco che esce fuori dagli schemi e una serie di liste civiche. Ma si teme che Guidonia non abbia un Giuseppe Proietti da presentare per sparigliare. E se ci fosse difficilmente si riuscirebbe a convincerlo a spendersi per Guidonia. Come per l’antica Roma allora il re potrebbe arrivare da un’altra città. Ma anche questo sarebbe difficile da far digerire alle compagini politiche tutte.
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