‘ Un-volto-un-simbolo ‘ è una legge che non vale più: liste indossate come prêt-à-porter

“Oggi qui domani là, io amo la libertà”. La cantava Patty Pravo nel lontano 1967. Oggi la canta Arianna Cacioni. E con la massima resa, passando dal lato canoro a quello politico. Difficile dare ad Arianna Cacioni una connotazione definitoria, si rischia di cadere in errore perché la bella e brava consigliera, eletta in una delle liste civiche nella civica maggioranza in carica, diventa un’altra cosa a vista d’occhio. Tanto che è difficile dare indicazioni definitorie alla bella Arianna, “ridente e fuggitiva” dai partiti di appartenenza.
Absolute beginner in segreteria con Eligio Rubeis, ce la troviamo come candidata in Consiglio Regionale in Forza Italia che – dirà lei – è il suo partito di provenienza. Sì! Provenienza. Ma dopo aver legittimamente virato per la lista civica facendo parte della maggioranza consiliare – mentre Forza Italia al momento è all’opposizione.
Quindi, ora al governo al Comune, ma con una lista civica. Sempre al governo, probabilmente, in Regione Lazio, ma nuovamente con la lista di Forza Italia.
(Ma qui – va detto – lo slittare della cogenza dei simboli di cui il soggetto si fa latore non dipende dal personaggio in questione ma dalla fluidità che ha l’appartenenza).
Infatti appena sei anni fa Arianna è candidata ‘ nientepocodimenoche ‘ come sindaco della città, compatta, in indicazione di Forza Italia. Ma dura ben poco. Qualche tempo dopo, vira per la Lega di Alessandro Messa. Anche lì, si era distinta per la libertà di movimento partecipando ad iniziative di partito quasi in antagonismo ad altre attività sempre del mondo leghista. Se ne dedusse, in breve, la sua incompatibilità col partito di Salvini che su questioni di disciplina interna ricorda più Lenin che il liberalismo di John Stuart Mill. Il rigido clima nordico di Salvini non faceva per lei.
E allora se ne torna in Forza Italia. Pare che non ci fu atto di contrizione, da parte sua, né ceci sotto le ginocchia per chiedere perdono agli azzurri. Ma il partito forzista dovette apparire inadeguato a lei, tanto che nel 2017, quindi, la troviamo in Fratelli d’Italia.
- Ricapitoliamo: conclusa la sua partentesi leghista se ne era tornata nelle più rassicuranti mammelle del partito berlusconiano per poi andare tra i Fratelli e poi tornare azzurra. Ma l’inquietudine della giovane Arianna non smetteva di dare segni di sé –
Lo scorso anno, come l’altro fedelissimo forzista Michele Venturiello, preferisce il candidato Mauro Lombardo a quello unitario del centrodestra Alfonso Masini. I fatti danno ragione ai due forzisti inquieti.
Ma se sotto l’ombrello rassicurante del neo sindaco si pensava che la giovane Arianna avesse trovato una direzione, oggi ci mostra che ci stupirà ancora. La troviamo candidata alla Regione Lazio con Forza Italia. Ma il bello è appena accennato. Chi lavora dentro Forza Italia, chi cerca di portare la linea degli azzurri per non vederli soffocare dai due partiti monster, Lega e Fratelli d’Italia, non ne sapeva nulla. Non lo sapeva il coordinatore cittadino Maurizio Massini, non lo sapeva Stefano Sassano (vice coordinatore provinciale), non lo sapeva Battilocchio (coordinatore provinciale).
Ma chi ha deciso che Arianna Cacioni dovesse candidarsi per Forza Italia in Regione Lazio? Forse ha deciso lei stessa. Con l’autorevolezza inaspettata Ella taglia il vento e dice ai suoi: “seguitemi e dimostratemi di esserci ancora”.
Il dilemma quindi si solleva dalla volontà di potenza che Arianna Cacioni interpreta legittimamente per arrivare su Forza Italia che da partito con un padrone riprende la definizione di “Casa delle Libertà”, ma quello delle macchiette satiriche di Corrado Guzzanti, non quello di Silvio Berlusconi. Visto dall’esterno pare che chi arrivi possa prendere il simbolo e portarlo come vessillo per le proprie aspirazioni di crescita.
Ma la confusione in questo gioco moderno è nello stabilire chi è lo strumento e chi il manovratore. Perché non è ovvio né intuitivo. E la risposta allora è che tra partito e persona fisica, ciascuno dei due soggetti giuridici è l’uno e l’altro. Evviva la libertà!
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