Un passaggio consigliato la lettura del suo ‘Prontuario del Consigliere comunale’ recentemente pubblicato
Fare il consigliere comunale è un mestiere. Non una professione. La differenza tra mestiere e professione consiste che mentre per questa ultima ci sono nozioni da acquisire e un sistema di cognizioni, comportamenti, dinamiche da seguire, tanto da poter essere indicate in veri e propri manuali, per il mestiere è tutto un altro discorso. Il mestiere implica l’acquisizione di una metodica ma chi la applica ogni volta risolve i problemi in modo proprio, ogni volta a modo suo, ogni volta si costruisce un pezzo di esperienza in più in grado di dare maggiore intensità al suo operare.
Il tentativo di Francesco Petrocchi consiste quindi nel codificare in un ambito dove l’evoluzione creatrice della fattività è sempre aperta. Dove ogni caso fa a sé. Dove in ogni frangente si deve guardare alle proprie personali responsabilità, ma anche al rapporto di appartenenza con il gruppo in cui sei stato eletto, in contempo tenere sempre ben attenzione al perseguire il bene comune, l’interesse pubblico.
Difficile, quasi impossibile, tenere tutto dentro un codice. Il merito di Francesco Petrocchi consiste nell’averci provato. E averlo fatto con successo.
È un tentativo dovuto perché nei nostri giorni nulla può essere lasciato alla spontaneità. Tanto più – anzi soprattutto – perché sono sempre più forti i contraccolpi legali che un rappresentante della comunità può ricevere nell’espletare la sua attività di amministratore in un’assise pubblica.
E una volta firmato un atto con eccezioni di nascosta illegittimità, o di errori materiali invisibili al momento della firma, oppure di incompatibilità con quello specifico indirizzo programmatico, è impossibile avocare come scriminante il fatto di aver risposto a delle indicazioni di partito oppure di essere stato momentaneamente distratto. L’amministratore pubblico va sotto bagno del giudice. Ed è una circostanza da evitare specialmente per chi si accinge a questa attività con spirito di servizio e generosità.
Nella delineazione di percorsi, opportunità e modalità da espletarle, c’è il consapevole limite di esemplificare attraverso esperienze personali. Ma non può essere che così. Impossibile presentare una dottrina con nozioni chiare, distinte, sempre uguali e sempre applicabili alle circostanze specifiche in cui chi è eletto in Consiglio comunale si trova a dover gestire. L’esperienza dell’uno – cassata da riferimenti troppo specifici – fornisce però la costruzione formativa importante e necessaria.
Quindi non l’illusione di fare un vademecum che sarebbe di per sé impossibile. Ma, cosa più importante, un breviario (o “prontuario” come vuole l’autore) da leggere tutto d’un fiato, rileggere e leggere ancora per presentarsi a rappresentare con una corazza più forte che la semplice voglia di fare.
Un libro di cui c’era bisogno.
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