Gli scettici e i tristi diranno che in fondo non ci vuole molto a ballare sotto la canzone più azzeccata di questo inizio secolo. E che se lo si fa per le strade di Guidonia Montecelio non è una novità esaltante.
Chi scrive invece ritiene che questo sia l’inizio di un pensiero diverso della città che non si fa attanagliare dalla sua stessità, dall’incapacità di cambiare l’esistenza, dall’impossibilità di farlo perché espropriati dai luoghi della decisione, perché estranei alla classe di potere di cui non fanno parte nemmeno i loro rappresentanti …
L’associazione umanistica Atlantide vuole dirci che bisogna ridere. Gli umanisti sono loro stessi che dimostrano come il propellente creativo debba uscire a prescindere. La lezione dalla logica positivistica dettata dal mondo della tecnica per cui non esiste nulla se non ha una rappresentazione nell’oggettività delle cose, è completamente saltata
Bisogna, piuttosto, avere in dotazione la voglia di sentire il nuovo per essere nuovi. E questa voglia va esercitata. Volere il bello e il buono deve esprimersi là dov’è, senza farsi tanti scrupoli, senza attese di momenti convergenti, senza gli auspici della “realtà effettuale”.
Solo esercitandola la voglia di felicità – Happy, la canzone di Pharrell Williams – si riesce ad essere felici.
Ridicolo, impensabile, fallimentare, il proposito dell’attesa di un mondo migliore. Questo mondo abbiamo, certamente bisogna cambiarlo, ma cosa più importante cambiare costantemente nella propria soggettività attraverso il processo costantemente innovativo dell’evoluzione creatrice.
Se resistono, se non si fanno soverchiare dal mondo, gli umanisti possono essere il segno del nuovo e così potranno innovare. Ma trovare la felicità attraverso la liberazione del proprio Sé consiste nella più grande lezione all’umanesimo del nostro tempo. Si può sintetizzare nella conclusione che dette Sigmund Freud nel disagio della civiltà: “Gli uomini hanno barattato la loro felicità per un poco di sicurezza”. Ed è della felicità, invece, che non si può fare a meno.
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