Pareva ci fossero segni distintivi ma repentinamente è tornato il buio nei rapporti tra Russia e Ucraina. Del resto la grande mole di schieramento militare russo ai confini con l’Ucraina non poteva concludersi senza fatti consistenti. E infatti al confine le “posizioni da attacco” (Cbs) inscenate dall’armata russa fanno temere il peggio.

Ma esiste ancora una soluzione diplomatica, secondo quanto hanno lasciato trapelare Boris Johnson e Joe Biden.

Mentre a Kiev i militari addestrano i civili alla guerra, quindi si prepara il peggio non disperando sul meglio, si profila la possibilità di un accordo. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Lavrov al presidente Putin, rassicurandolo di riuscire a tenere a distanza i baldanzosi e non richiesti rinforzi degli Stati Uniti. Ma è anche vero che il ministro della Difesa ha ammesso la prossima conclusione delle esercitazioni militari russe.

Eppure nella stessa giornata del 14 febbraio appariva chiaro che le rassicurazioni erano un terreno di trattativa aperto. Anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva rassicurato che il suo paese non avrebbe chiesto aiuto a nessuno innescando una guerra mondiale: “La sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina non sono negoziabili. Ci aspettiamo dalla Russia chiari segnali di de-escalation, un attacco all’Ucraina avrebbe gravi conseguenze”. L’Europa è in campo attraverso l’intermediazione del cancelliere tedesco Olaf Sholz. Si pensa quindi a una sessione europea di intermediazione coi leader europei che specificamente si impegnano nel risolvere la crisi ucraina e più solidamente si assicurano i rifornimenti di gas nei rispettivi paesi.