Tutti sanno che il Comune di Guidonia Montecelio si compone di diversi quartieri, aventi ciascuno problemi, fisionomia, caratteristiche completamente diverse l’uno dall’altro. Lo sa chiunque sia passato una volta per caso in questa città, espressione della congestione urbana dell’area metropolitana.
Ebbene, in piena consultazione con i cittadini, nella ricerca di contenuti che siano sfuggiti allo sguardo attento del candidato, Alberto Cuccuru propone sul suo profilo facebook l’istituzione, la nascita – o come diversamente dire? – l’individuazione, di “minisindaci”.
Questo affinché i cittadini abbiano una figura di riferimento nel loro quartiere e così attenuare la distanza col Palazzo e con il primo cittadino che lo abita.
Già alla sua prima formulazione l’idea invece appesantisce questa distanza e in un certo senso la conferma, perché deve inventare una figura che non esiste perché si faccia tramite delle istanze della cittadinanza. IN questo modo non si dice e non si fa affinché questa distanza sia abbattuta. Si ammette invece che c’è e ci sarà. Solo che verrà confermata da questa figura del “minisindaco”. Ma di cosa stiamo parlando? Di una specie di capo-popolo? Di un “sindaco del rione Sanità” come rappresentava Edoardo De Filippo? (Figura dietro la quale si cela personaggio quantomeno discutibile).
In effetti quella di “Minisindaco” consiste in un’espressione sbagliata perché si pone come minore e subalterna rispetto la figura apicale del sindaco. Nasce e rimane concettualmente marginale, sebbene qualsiasi rappresentante del popolo debba essere insignito di una funzione laicamente sacra nel funzionamento della democrazia organizzata.
Amministrativamente è impossibile da ri-fondare. Un tempo c’era. Era il presidente di circoscrizione, col suo consiglio circoscrizionale. Aveva delle discrezionalità limitatissime (incongruo parlare di “poteri limitati”). Svolgeva però una funzione di mediazione. Il legislatore lo ha voluto cancellare insieme a diverse altre figure che comportavano il sovraccarico di spese per l’amministrazione pubblica. Una decisione che in effetti aveva un senso. Solo che il legislatore non conosceva il Comune di Guidonia Montecelio.
Ma la domanda centrale a cui si deve rispondere consiste nel fatto che questa figura deve essere erogazione del sindaco o del demos?
Nel primo caso non sarebbe una nuova figura delegata ma un emissario del primo cittadino il cui indirizzo scivolerebbe inevitabilmente nel “controllore”, nella figura di emissario dell’amministratore teso imbonire eventuali fermenti nati nel quartiere.
Se fosse eletto dalla gente comune allora avrebbe un suo valore discrezionale e, cosa più importante, potrebbe essere un’espressione dell’opposizione, quindi poco collaborativo col sindaco. Finirebbe per tradursi come un boomerang nel corso della direzione amministrativa del sindaco.
La domanda a cui la pessima espressione di “vicesindaco” vuole dare una risposta arriva dalla scarsa conoscenza della città da parte della stragrande maggioranza dei candidati, sia per il Consiglio comunale che per la figura di sindaco. Loro non sanno niente di Guidonia però voglio che ci sia qualcuno che gliela spieghi. Magari qualcuno di amico, sarebbe meglio se fosse dipendente o erogazione dell’eletto che prevede di trovarsi in difficoltà davanti ai problemi reali sollevati dai cittadini.
La conoscenza della città non si supplisce con qualche passeggiata nei quartieri e con momenti in inutile ascolto. Ci si candida perché si conosce la città. La si conosce così bene per cui si ritiene di avere le risposte. Ma questa è un’altra storia che oggi si è smesso di narrare.
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