Il pubblico gremisce le gradinate nonostante l’allarme sulla temporalità durato tutto il giorno
La liberazione degli uomini dal loro dolore originario è iniziata dal momento in cui sono riusciti a metterlo in scena. Questo inizio non si dà solo nella storia. Fa parte dei percorsi esistenziali di ogni comunità che in ogni dove è chiamata a trovare compiutezza nel riconoscersi nella sua autenticità. Il dolore che risuona dal più profondo, quel sentimento di sé che sfugge a cause ravvisabili nei normali accadimenti, deve trovare un volto. Deve ri-conoscersi nella sua maschera. E’ così che nasce la tragedia. Non solo nell’antica Grecia. Ma in ciascuna delle comunità date nel corso della vita delle donne e degli uomini. Ed è così che nasce il teatro dei sassi. Una cantina che per guadagnare devi percorrere un tratto a scivolo – perché ogni percorso di ri-conoscimento del proprio Sé implica degli incidenti di percorso. E poi subito il proscenio. Più distanziate le gradinate per il pubblico. Non più di una cinquantina di persone. Perché non si partecipa di veri momenti emozionali in una congerie di persone. In una gran massa di pubblico si può celebrare un rito, si può onorare un Cesare dei nostri tempi. Non può nemmeno iniziare un percorso di ri-conoscimento di Sé.
Il teatro dei Sassi a Montecelio è questo percorso. Consiste in questo tentativo. Rappresenta questa grande occasione per il pubblico.
Mercoledì 14 ottobre al Teatro dei Sassi si è replicato Elektra di Hugo von Hofmannsthal. Nonostante la giornata di pioggia torrenziale e l’allarme Meteo il pubblico ha gremito lo spazio di cui il teatro dispone. Compagnia di vere persone di teatro. Chi la rappresentazione la vive, non la usa come sistema di promozione in società. Una psichiatra, un avvocato penalista, un operaio specializzato … Persone che hanno preso il testo rivisto da Sergio Fedeli e hanno ricomposto l’opera di Hugo von Hofmannsthal che a sua volta riprende i classici di Sofocle ed Euripide, per dare una versione drammaticamente più devastante solo il profilo delle pulsioni che sprigionano Vita e Morte quanto prendono le sembianze, nell’ordine, del padre e della madre. Un ordine inverso a quello più facilmente celebrato. Ciò a testimoniare che sono Eros e Thánatos le grandi forze dirompenti, non le figure che solo occasionalmente le rappresentano dandogli un volto.
Nella finzione scenica allestita Sergio Fedeli il dialogo tattico tra Elektra e Clitennestra (la madre omicida del padre Agamennone) si definisce in una scacchiera. Si tratta di un batti e risposta definitivo. Chi lo vincerà riuscirà a sopravvivere. Nel caso lo vinca Elektra potrà sottrarsi alla messa a morte già in predicato di essere. Nel caso lo vinca Clitennestra , Elektra continuerà la lunga fila di morti omicide che hanno attraversato la genia degli Atridi (la famiglia di Agamennone).
Ma il destino premia la giovane donna e la sua indignazione per la giustizia fatua degli uomini. L’inevitabile fine di Clitennestra e del suo amante Egisto per vendetta di Elektra compensano, ma solo nella giustizia degli uomini, per la morte del padre Agamennone, causata dai due amanti.
All’interno della scacchiera c’è un cerchio rosso. Si tratta di quella impalpabile linea di confine che separa l’essere esistenziale nella sua dimensione di consapevolezza cognitiva e quello in cui le pulsioni prendono il sopravvento e con loro la dimensione che gli uomini definiscono di follia.
La suggestione della grotta in cui è allestito il Teatro dei Sassi conferisce alla rappresentazione scenica quel crisma di “sottosuolo” dostoevkijano in cui consiste l’alea dei significati simbolizzati. Un’ora di puro concentrato. Un’esperienza per chiunque voglia riconoscere al teatro un ruolo, anche in questo terzo millennio. Un’occasione unica per coloro che non hanno mai messo piede a teatro.
Codesto post è realmente scritto come si deve, come l’intero pagina web (http://www.guidoniatimes.it) in generale.
Son un frequente affezionato, continuate così.
articolo veramente interessante