È stato un uomo di punta del Partito Democratico, da tempo era sofferente di un male incurabile
Domenico De Vincenzi aveva 67 anni. Ma da qualche tempo non era quello di una volta. Costretto recentemente a un ricovero per il perdurare di una condizione di salute precaria, essendo ammalato da tempo, nella mattina di giovedì 4 marzo ha smesso di soffrire.
È stato uno dei grandi interpreti della scena di Guidonia. Nato nelle fila del Partito comunista italiano la sua scaltrezza e sagacia l’hanno portato a un ruolo di ribalta negli anni Ottanta. Ruolo per cui aveva raggiunto l’assessorato nel Comune. La sua ascesa era stata fermata da avversità determinate da inchieste giudiziarie ma non poteva rinunciare alla grande passione della politica. Risolti questo ordine di problemi è tornato in politica nel Partito Popolare Italiano scalandone in breve la gerarchia cittadina. Nel ’98 è stato eletto partito della seconda principale formazione di governo a Guidonia, in Provincia, nella Regione e nel paese. Sempre in prima linea a indicare le mosse del centrosinistra, sia quando è stato vincente con Lippiello sindaco, sia quando si è decisa la sua prematura fine nel governo della città. Nel 2008 è stato uno dei paladini del nascente partito democratico di cui è stato infaticabile tessitore. Candidato contro Eligio Rubeis nelle elezioni che gli avrebbero portato il secondo mandato da sindaco nel 2014, ne è uscito con la solita energia e voglia di costruire ipotesi di cambiamento. È stato presidente Cotral.
La caratteristica di Domenico De Vincenzi è sempre stata quella di un vulcano in continua eruzione. Affabulatore, coinvolgente, abile nel trovare ipotesi in grado di saldare alleanze nuove. Conservava uno spirito indipendente e liberale, ma aveva con sé un grande senso del partito, dell’alleanza, dell’appartenenza. Molto attento alle istanze reali della società e dell’economia fu tacciato di spregiudicatezza da una parte del suo partito. Il suo – si difendeva – era pragmatismo affinché il senso del mondo che cambiava non passasse all’opposto schieramento.
Con lui Guidonia perde un modello assoluto di essere nella politica, una sagoma, un grande personaggio.
Gli sia lieve la terra
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