Tutti furbi nella corsa che mette in palio il primo scranno di Palazzo Matteotti

La campagna elettorale e il sistema di prepararla potrebbero fornire materiale di comprensione profonda della cultura popolare che se ne fa protagonista connessa alle sue indicibili pulsioni. Ma a Guidonia, nello specifico, la competizione più vera è quella che si aggiudica il più furbo.

Nella ricostruzione precisa di Elisabetta Anniballi emergono due tendenze uguali ed opposte. Da una parte l’affermazione del proprio ego. Dall’altra, condividendo tutti quanti gli altri lo stesso sentimento, c’è la lucida determinazione a “giocare di fino”. “Fare la seconda linea, giocare di sponda, esserci sempre, ma non troppo esposto tanto da essere bruciato… Nel momento decisivo dare la zampata finale per andare in gol”. Non per la propria squadra, ma per sé stessi. Ed è così che i presunti Paolo Rossi della politica si trovano condannati a militare come comprimari e tristemente assistersi al trascorrere dei loro giorni tra una querelle e l’altra.

Ciascuno vuole fare il sindaco. C’è chi è più sfacciato come Zarro che inventa liste civiche nei quartieri dando la convinzione ai candidati che ce la faranno sicuramente. Ma in effetti la candidatura è finalizzata realisticamente a sedere in Consiglio comunale.

Altri invece fanno parlare i competitor con la fiducia nel fatto che si bruceranno con le loro stesse parole. (Il livello è quel che è). Così gioca anche Barbet che si tiene assolutamente defilato dalla riproposizione della sua candidatura. Fa rompere la testa sul da fare a quelli dei Cinquestelle e al Pd. Lui però da più di un mese si muove tanto da sindaco: appare sui Social, tanto … Mostra in bella evidenza le resistibili imprese della sua amministrazione … In somma, fa il sindaco presente nella città come mai è stato prima.

A centrodestra i tre esponenti di partito, Alessandro Messa, Mario Pozzi e Maurizio Massini, giocano come tre volpi di democristiana memoria. Ciascuno dice all’altro: “se ci sei tu la mia candidatura non esiste”. Chiaro che ciascuno dei tre voglia farlo.

Essendo chiusi gli spazi a destra come a sinistra la rincorsa al centro come terra di nessuno diventa lo sport più praticato. E succede come ai tempi della prima repubblica che quando uno non ha idee ma vuole emergere faccia come Totò a Milano: si ferma a piazza Duomo perché tanto chi cerchi qui è da passà! (Da Peppino Totò e la malafemmina). Il Nuovo Polo Civico rappresenta questa piazza intasata dove tutti parcheggiano in doppia file e ti puoi trovare sinistra e destra seduti allo stesso tavolo condividere la stessa linea civica. Sempre in pieno centro vediamo il 28 dicembre al Grand Hotel Duca d’Este Michele Venturiello arringare sorridente i suoi amici centristi senza dirci esattamente cosa voglia fare lui e cosa ci consiglia di fare.

Una nota di campanile. Perché una conferenza come questa non è stata invece organizzata a Guidonia? Il Duca d’Este è Tivoli. Anche solo per rispettare le appartenenze e il sentimento di cittadinanza! È chiaro che in questo modo si parta malissimo.