Il Comune ha voluto dedicare l’adiacenza della piazza intitolata ai Martiri delle Foibe a Giovanni Palatucci, vittima del nazismo morto al campo di concentramento di Dacau. Ma sul chi fosse effettivamente Giovanni Palatucci si condensano dubbi dettati da testimonianze controverse.

La prima, quello dello zio vescovo, assicurò che Palatucci, poliziotto, si prodigò per salvare, a Fiume, cinquemila ebrei dal sicuro sterminio. Ma la testimonianza su di lui è apparsa agiografica e discussa dal Centro Studi Primo Levi che l’aveva inizialmente insignito nella memoria dei testimoni della resistenza a favore del popolo ebraico. Infatti secondo il Centro Primo Levi il poliziotto si sarebbe adoperato per deportare almeno 412 dei circa 500 ebrei presenti a Fiume. In un articolo di The Indipendent inoltre si è obiettato che la stima delle persone ebraiche salvate (cinquemila) era sicuramente eccessiva perché non c’erano tanti ebrei a Fiume. Ed è così che il Centro Internazionale di Studi Primo Levi a New York ha dubitato della consistenza di questa testimonianza tanto da promuovere la rimozione dell’esposizione del suo nome al Museo dell’Olocausto di Washington.

Pare, invece, (e la sospensione del giudizio è obbligata dal fatto che la versione definitiva della sua storia personale ancora non è certa) che Palatucci invece agisse d’intelligenza con l’esercito inglese al fine di liberare Fiume dalla dominazione tedesca. Per questo l’arresto da parte dell’esercito tedesco e la reclusione nel campo di concentramento non fosse dovuta al fatto di aver salvato così tante vite nella popolazione di religione ebraica.

A favore della versione per cui Palatucci operò per salvare tante vite c’è invece il suo rifiuto di inoltrare certificati alle autorità naziste al fine di avere notizia anticipata dei rastrellamenti messi in opera dai nazisti e informare i diretti interessati. Così come alcune testimonianze dirette di persone che debbono a lui la vita.

Si tratta in ogni caso di reperti storici incompleti e frammentari che non possono consegnare all’acquisizione della memoria storica meriti speciali in un età densa di contrasti reali e di posizione controverse.

Bizzarria vuole che mentre si cerca di entrare nel merito di questa personalità controversa, Guidonia decida di esaltarne la figura e porla in continuità territoriale ad uno spazio a cui il Giorno della Memoria, consacrato dal 2004, ha destinato universalmente un riconoscimento impresso nella coscienza di tutti. Appare impropria, quindi, l’assimilazione con figure ancora oggetto di studi e verifiche.