Ma gli elettori sono gli eletti. I consiglieri comunali e i sindaci dei comuni a ridosso di Roma con la capitale a fare da asso piglia tutto

Il 19 dicembre è la data in cui si elegge il nuovo Consiglio della Città Metropolitana. I suoi poteri sono limitatissimi e ben diversi dalla funzione per cui era stato pensato. La Città Metropolitana doveva servire, infatti, come fosse una conferenza dei servizi costantemente convocata dai politici per dare decisivi atti di indirizzo. Si è tramutata in ben altro, con buona pace dei consiglieri comunali che andranno a partecipare in questa assise consapevoli di un livello di decisionalità pari allo zero perché scarse sono le risorse e altrettanto i campi di azione.

Non deve stupire, quindi, se Guidonia non presenta alcun candidato: primo, ha un Consiglio comunale in scadenza e sarebbe scadente sotto il profilo etico mandare dei rappresentanti a Palazzo Valentini che tra qualche mese non avrebbero ruolo.

Non deve sorprendere nemmeno la mancanza di nominativi di rilievo nelle liste. Chi fa politica e vuole “crescere” evita questo paradiso degli elefanti.

Non deve creare indignazione se i rappresentanti della città metropolitana sono sotto rappresentati. L’organismo è formato al 67% da grandi elettori del Consiglio comunale di Roma. A tutti le altre realtà di cintura dall’Urbe non restano che le briciole, quindi l’incapacità di esercitare alcuna pressione sui grandi momenti decisionali. Eppure con molta retorica, verrà chiamato questo, un esercizio di democrazia. Diversamente appare come una forte polarizzazione dell’asse decisionale romano per imporre momenti di programmazione anche oltre i propri confini. Vedremo l’esito della questione TMB che servirà prevalentemente a Roma.