Indice Rilevanza

Le ultime battute di campagna elettorale fanno emergere sempre il peggio di questa città

Vi sarete sicuramente chiesti il motivo per cui oggi abbiamo aperto con una frase di Arthur Schopenhauer: ” ll destino mescola le carte ma siamo noi a giocarle “.

Da questa campagna elettorale ci aspettavamo molto di più. L’innegabile grande lavoro del sindaco Eligio Rubeis chiamava i competitori ad un colpo di reni maggiore. Gli imponeva di entrare strettamente nel merito delle opere realizzate ma per evidenziarne le possibili continuità. Il ragionamento che doveva prevalere era sulle funzionalità di Guidonia, all’interno, nel suo circuito di città oramai pulsante anche se destinata a rimanere policentrica. D’altra parte il ruolo di Guidonia, al centro d’Italia, vicino Roma. Ruolo che il sindaco e i cittadini debbono rivendicare per la concentrazione di interessi resi ancora più forti alla presenza di un casello autostradale proprio al centro della sua città. Argomenti sui quali sarebbe stato anche difficile prendere posizione da parte degli elettori.

I competitori di Eligio Rubeis invece hanno abbracciato la tesi negazionista. Non è vero che Eligio Rubeis ha chiuso la discaricacosa verissima! – Si prepara un impianto di trattamento meccanico biologico che non ha voluto Rubeis ma il suo predecessore Lippiello di Centrosinistra e sul quale Guidonia è rimasta, per così dire, incastrata. Questa la versione dei Pentastellati.

Il negazionismo di Domenico De Vincenzi se l’è presa con le opere di Eligio Rubeis. Ma le opere sono evidenti! E allora bisogna negare l’evidenza. Dire che sono inutili, ma invece sono utili. Dire che sono costate troppo, ma molte sono realizzate grazie a finanziamenti regionali e spese assolutamente congrue. Dire che non sono a norma, non avrebbero passato le verifiche tecniche si offende il lavoro degli ingegneri responsabili.

E allora si passa all’invettiva personale. E qui il segno della crisi che a Guidonia non volevamo vedere. Perché Guidonia ha memoria di questo e si pensava tutto questo fosse relegato al suo Medio Evo – al di là dello spontaneismo di tanti suoi soggetti operatori diretti della cosa pubblica.

Ma c’è di peggio: si passa alle promesse irrealizzabili. Il reddito di cittadinanza! Lo tira fuori dal cilindro in extremis De Vincenzi. E dovrebbero essere soldi che dovrebbero arrivare dall’Unione europea! E figuratevi i tecnocrati di Bruxelles col fucile puntato su ogni nostro sgarro dare dei fondi a pioggia a Guidonia, solo a Guidonia, per dare uno stipendio ad ogni disoccupato! Che bisogno ci sarebbe di potenziare le aree industriali? Quale necessità di realizzare strutture dirette a dare lavoro a ridosso del casello autostradale? Quale riconversione dei suoi asset tradizionali – travertino, turismo e termalismo – se i soldi li manda mamma Europa? Chi lavorerebbe per il restyling delle strutture edili, per dare nuove case alle nuove famiglia di Guidonia che non possono acquistarla?

Eppure, per la prima volta nella Storia italiana, un candidato di sinistra si dice contrario all’edilizia popolare e solidale. E lo scrive in una lettera ai cittadini.

Sempre De Vincenzi in una cartolina promette l’impossibile sui tributi comunali pur di intercettare dei voti. Ancora lui scrive al candidato del Movimento Cinque Stelle e ne riceve una risposta sconsolante per l’elettorato di Centrosinistra. Ci aspettavamo più attenzione per i compagni di viaggio e più rispetto nei confronti delle posizioni del movimento grillista.

In tal senso la citazione a Schopenhauer che quasi scherzosamente coniuga il destino al fato nella vita degli uomini. Il lavoro fatto finora, le cose da fare, davano la possibilità alla migliore delle campagne elettorali. Forte, decisa sui contenuti, con riferimenti alle opportunità che arrivano dall’Europa. Si è preferito negare il lavoro fin qui svolto. Peccato!

Tutto questo era un epilogo sul quale volevamo salvarci. Speriamo sempre che lo spirito di contumelia ad ogni costo sia come una malattia che ogni tanto affiora ma che il corpo sa rigettare per andare avanti. Appunto, andiamo avanti!