Si celebra ai piedi di Guidonia – la sede dell’istituto De Paolis sulla via Tiburtina – la prima uscita pubblica della nuova formazione politica
Il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano ha mollato gli ormeggi. Nessuno può effettivamente dire dove porterà questo percorso ma averlo intrapreso è l’atto di coraggio di cui il paese aveva bisogno. Al momento si sa solo che sabato 7 dicembre è nato un leader. Si chiama Angelino Alfano. Nel suo discorso nell’ex stabilimento cinematografico della via Tiburtina a Roma, ha teso una mano all’entrante segretario del Pd, Matteo Renzi. Angelino Alfano ha detto a chiare lettere: “Siamo disposti a discutere del modello elettorale del sindaco d’Italia”. Alfano sfida il Pd e Renzi che ne sarà segretario sui temi e le applicazioni del liberismo fiscale, delle tasse, della flessibilità nel mercato sul lavoro. Tutto in una logica che vede nel nemico numero uno la retorica anti-sistema rappresentata perfettamente da Beppe Grillo, nuovamente da Silvio Berlusconi, in modo corrivo e modaiolo da Matteo Renzi. Quindi la parola d’ordine per il paese, sostanzialmente, consiste nella difesa del governo, di questo governo, di qualsiasi governo in grado di dare continuità alle scelte che debbono essere fatte in economia per dare garanzia ai mercati, all’Unione europea superando questa fase di crisi.
La manifestazione ha un successo che oltre le aspettativa. Organizzata alla spicciolata ha gremito totalmente il teatro della De Paolis per accogliere i diecimila rimasti fuori col naso appeso allo schermo esposto fuori. Nell’insieme quindicimila persone per una convention organizzata in due giorni senza affissione di un manifesto, affidandosi solo allo spontaneo tam-tam mediatico. Nunzia De Girolamo la donna più amata dal pubblico. A decretarlo l’applausometro dei decibel sugli applausi scroscianti ottenuti al solo pronunciare il suo nome. Maurizio Lupi nelle vesti di anchorman. Unico vero oratore, Angelino Alfano. E il nuovo leader del Centrodestra parla, sostanzialmente, solo a Renzi per dire che la politica è una cosa troppo seria per sottoporla a giochi che vedano il governo del paese soccombere. Ma ha due paroline anche per “parenti/serpenti” di Forza Italia: “Abbiamo detto no a troppi estremisti. Abbiamo scelto invece di non far precipitare il Paese nel buio di una crisi di governo, pensate come sarebbe oggi senza un governo e senza una legge elettorale”. E non cadere nella tentazione di rispondere alle provocazioni è il lavoro dialetticamente più difficile per il nuovo leader.
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