Fabio Rampelli lancia la candidatura di Fabrizio Ghera la marcia per il senso delle origini inizia da Monterotondo

Assai più di altre competizioni politiche, la campagna elettorale per le elezioni regionali consiste in un mese intenso, pieno di iniziative, senza esclusione di colpi polemici. Escono fuori veri big che investono molti danari per la captazione di voti. Quella del Consigliere regionale è oramai considerata attività meglio abbordabile che lo scranno in Parlamento dove la decisione è affidata alle segreterie di partito che inseriscono nomi e cognomi in posizione di favore per essere eletti. Alle regionali bisogna farsi votare scrivendo il nome e cognome sulla scheda. Ed è qui che scatta una selezione che non è naturale, basata sulla forza degli argomenti e sull’appeal per farli girare, bensì sulla capacità di investire sul proprio nome.

“Fabio Rampelli non è candidato ma sostiene un nostro grande amico Fabrizio Ghera.

Rampelli ha cominciato il suo percorso più di trenta anni fa quando fu eletto in Prima Circoscrizione a Roma. Era un ragazzo di belle speranze. Ora è un uomo che è passato su diversi ordini di rappresentanza arrivando al Parlamento Europeo, rieletto alla Camera dei Deputati, ora sarebbe ripartito dalla Regione candidandosi come presidente. Non gli è stato concesso.

Ed è qui che il soldato è rimontato a cavallo per cominciare col massimo di umiltà una campagna elettorale impervia, proprio perché il Centrodestra e Fratelli d’Italia hanno molti competitori interni.

Con la disciplina del soldato Rampelli ricomincia passando per ogni città, facendo soprattutto i piccoli centri”.

È l’avvocato Francesco Petrocchi, suo vecchio amico delle prime esperienze politiche, che lo presenta ai convenuti venerdì 13 gennaio. 

Fabio Rampelli doveva essere il presidente della Regione che aveva più carte da giocare per vincere ma è stata fatta un’altra scelta. Rampelli rimonta a cavallo e ricomincia la sua marcia a tappe forzate. E con lui Fabrizio Ghera per sostenere la forza di scelte non conformiste iniziate anni fa, in tempi non sospetti, quando superare la retorica della sinistra non significava aggiungersi al carro del vincente.

Uno dei primi teatri che si è scelto è quello di Paradiso Latino accanto a via di Castelchiodato in Monterotondo. Sala gremita. Intervenuti amici di tutte le generazioni. Nel discorso di presentazione della candidatura Rampelli tiene a mettere in risalto la necessità di rialzare la schiena per trovare quel senso di dignità e di appartenenza, nei territori come nell’intero sistema-paese. Ed è per questo che anche sentirsi in Europa deve significare con forza ancora maggiore avere il senso delle origini.

Nelle parole chiave in cui si evidenzia come l’impegno in Regione deve essere la chiave per portare le risorse dell’Unione Europea nei rispettivi territori.

Ma un altro aspetto importante consiste nel saper invertire la dinamica immigratoria. Rifiutare lo stigma che viene dato alla destra come una forza che non conosce la solidarietà e lo spirito umanitario. Le iniziative della destra si sostanziano nella volontà di dare ai popoli che fuggono dalle loro terre una ragione per rimanere e per cambiare. Con l’associazione Spirito Libero è stata lanciata l’iniziativa parte da Book for Food: libri incartati e acquistati a sorpresa. Con i fondi raccolti finanziare iniziative a sostegno della crescita dello sviluppo dei popoli in Africa. È il progetto Ardhi, che significa terra, quindi radicamento: “il diritto di vivere nella terra da parte di tutti, non l’obbligo di emigrare. Un progetto alternativo a quello dalla falsa solidarietà come vorrebbe l’Onorevole Aboubakar Soumahoro che infatti ha chiamato la sua associazione Caribou “benventi” – quindi partenza, emigrazione nella ricerca di ospitalità fuori dalle proprie terre, quindi sradicamento.

Il tema delle radici, ovunque siano riferite, consente così di abbracciare ogni tematica del territorio. Ma anche affrontare nodali questioni etiche, come di buon governo. Senza bagni di retorica e ideologie fallimentari.