Le sofferenze perché la sua assemblea deliberativa decida per il futuro della città. Forse attende che arrivi un padròn che prenda l’affaire in mano e gestisca sua sponte

Come sempre nella storia di questa città, il livello di crisi si misura a cubature. La città va in panne, quando bisogna prendere alcune decisione che riguardano il suo assetto. Le resistenze sono sempre moltissime. La paura di vedere contaminata una originaria purezza di cui non si ha memoria, fanno aumentare le fila degli integralisti che nicchiano, dormono, si distraggono oppure entrano in opposizione strenua alimentando la componente di radicalismo che la Città dell’Aria ha avuto sempre in sé con forme consistenti.

L’occasione, oggi, consiste nella regolazione del piano di abitazione, seguendo il filo di un programma di residenza pubblica. Guidonia deve darsi un assetto. Così non può rimanere, può solo regredire. Con buona pace di tutte le umane paure: nessuno avrebbe il coraggio di programmare una macchia abitativa nei suoi ottantamila ettari. Ma, di certo, le aree industriali come le concentrazioni commerciali hanno bisogno di un completamento. Altrimenti sarebbe come decretare per neghittosità la loro morte. Questo ha bisogno di una serie di infrastrutture di supporto per i collegamenti tra i quartieri e su Roma che senza specifico di nuovi interventi produttivi non arriveranno mai. Guidonia in questa fase ha una nuova grandissima opportunità. Gli effetti della crisi finanziaria ed ora manifestamente economica, porteranno tante persone fuori da Roma a cercare nuove abitazioni e lo faranno indipendentemente dalle disponibilità che avranno davanti. Guidonia invece deve affrettarsi a trovare una proposta di accoglimento perché questo darà la possibilità di effettuare quelle infrastrutture di adeguamento che la seconda e la terza edificazione selvaggia e semi-regolare avvenuta dopo, non sono riuscite a darle. Insieme la battaglia deve essere per realizzare quel collegamento ferroviario deciso anni fa, con la nuova stazione a Colle Fiorito. Questo è il destino di Guidonia: crescere a supporto della Capitale ma dando e ottenendo servizi che prima non c’erano. L’alternativa è il regresso. Il ritorno a un governo-città-dormitorio. Una terra di nessuno. Questo ha fatto parte del Medioevo di Guidonia. Il Rinascimento deve ancora venire. Rubeis, non Rubeis. Che dire? Io dico che l’importante si faccia. Al di là di chi ci mette la faccia.