Indice Rilevanza

“Il Comune ha poteri ben limitati, potrebbe agire sui tributi locali, sui vari diritti per le comunicazioni delle scie, sulla tassa sulle insegne, potrebbe sicuramente attraverso il ricorso ai fondi europei, contribuire all’erogazione di contributi ma soprattutto potrebbe regolamentare l’ apertura di attività commerciali uguali in spazi ristretti",

“Semplificare, riformare il lavoro, abbattere i tempi della giustizia” …

 Ragionare con Anna Maria Vallati sui problemi del sistema paese come nella città di Guidonia, è sempre un’esperienza proficua. Il Consigliere comunale di Forza Italia recentemente eletta ha dalla sua la consolidata professione di commercialista che le consente di guardare alla realtà economica dell’asse tiburtino con attenzione scientifica. Anna Maria Vallati è sicuramente una grande risorsa per Forza Italia, tanto che per capacità di analisi i confini cittadini paiono già andargli stretti.  

Consigliere Anna Maria Vallati, alla luce di uno slogan guida che potrebbe essere sintetizzato con l’enunciato “meno Stato meno tasse”, quale potrebbe essere la nuova organizzazione fiscale?

“La nuova organizzazione fiscale dovrebbe essere incentrata sulla semplificazione, semplificazione che non significa mod. 730 precompilato ma sicuramente una tassazione meno opprimente, minori adempimenti burocratici e scadenze varie. A mio avviso è auspicabile un sistema fiscale che preveda al massimo 3 aliquote, sicuramente più basse di quelle attuali unitamente alla deduzione delle spese, almeno quelle che debbono necessariamente essere sostenute,  dal modello di dichiarazione annuale. Peccato che soltanto pochi giorni fa, l’esecutivo ha ritenuto la detraibilità degli scontrini  strumento utile, ma non risolutivo”.

Quali sono oggi gli elementi da cui dovrebbe partire la svolta liberale?

“Semplificazione burocratica, riduzione della pressione fiscale, riforma del lavoro e dei tempi della giustizia”.

Lei che ha contatto quotidiano con le partite iva, qual è la condizione oggi del libero professionista?

“Oggi il libero professionista è vessato da una serie di adempimenti e dall’ incertezza della solvibilità dei pagamenti”.

Le attività artigianali? Quali sono i loro problemi che vanno al di là del reperimento di nuovi mercati e delle lavorazioni?

“Il  problema più grande per le attività è la contrazione di circolazione della moneta che ha notevolmente contribuito alla crisi economica e alla insolvibilità dei pagamenti. La domanda è sicuramente diminuita ma anche laddove mantiene livelli accettabili non ha corrispondenza dal punto di vista finanziario”.

Qual è la categoria – professionisti, artigiani – più in crisi nel quadro delle attività osservate a Guidonia?

“Al primo posto, a mio avviso,  il settore più in crisi è quello del commercio a seguire il settore primario della produzione e dell’ artigianato in genere”.

Il Comune con tutti i limiti di intervento, come può venire incontro a coloro che sono i più penalizzati da questa crisi?

“Il Comune ha poteri ben limitati, potrebbe agire sui tributi locali, sui vari diritti per le comunicazioni delle scie, sulla tassa sulle insegne, potrebbe sicuramente attraverso il ricorso ai fondi europei, contribuire all’erogazione di contributi ma soprattutto potrebbe regolamentare l’ apertura di attività commerciali uguali  in spazi ristretti, perché la liberalizzazione per produrre i suoi effetti  ha comunque bisogno di regole definite altrimenti il risultato è una concorrenza selvaggia che non fa crescere nessuno, la cosiddetta guerra tra poveri”.

Quali tagli di sistema drastici dovrebbe fare lo Stato per non essere onnipresente nella vita degli italiani?

“I tagli sono quelli burocratici e sicuramente quelli dei molteplici adempimenti formali che ostacolano la produttività del lavoro e spesso sono ripetitivi di notizie già conosciute ma probabilmente servono per mantenere in piedi un apparato burocratico ormai obsoleto. Ancora i tagli necessari sono quelli ai tempi della giustizia civile e non da ultimo il taglio del costo del lavoro, oggi non più concorrente in un mondo ormai globalizzato. D’altronde le leggi devono rispecchiare i periodi storici in cui si vive e sicuramente il nostro legislatore deve adeguarsi al cambiamento economico e sociale in atto. La concorrenza è ormai a livello mondiale, abbiamo voluto l ‘ Europa ma non abbiamo voluto una disciplina fiscale, del lavoro e della giustizia uniforme ne tanto meno simile a quella degli altri stati. Se le nostre grandi aziende vendono o delocalizzano all’ estero, ormai con la massima frequenza, sarebbe il caso cominciare a studiare le norme dei paesi più gettonati e magari uniformarci a queste”.