Sembrano passati due secoli ma invece sono trascorsi appena venti anni. Nel 1999 l’amministrazione di Guidonia Montecelio licenziò i piani di riqualificazione urbana per lo sviluppo sostenibile del territorio (PRUSST). Tra queste riqualificazioni c’erano anche le cosiddette “strade del travertino”. I progetti furono approvati e finanziati. Le linee di contatto stradali tra i quartieri di Guidonia corrispondono ai crocevia che portano alle imprese di cava. Prima erano qualcosa di desolante, dopo quei lavori non riuscivano ancora a a evocare il fascino di Carrara, ma finalmente le cave apparivano in una visione meno desolante che in passato.
IL progetto voleva sottolineare come quel sistema di sviluppo locale fosse il cuore produttivo della città. Si ri-scopriva che il cuore del territorio cittadino era l’impresa di estrazione, la pietra lapidea. Un settore di impresa che non si può dislocare. Una ricchezza che dà la natura ma che per la sua salvaguardia non può essere violata ed è per questo la richiesta del rispetto delle misure di ripristino della condizione antecedente all’estrazione.
Sembrano oggi passai due secoli, dicevamo. Oggi quelle imprese appaiono eccessive e deturpanti: prevedibile effetto della richiesta di crescita degli standard urbani nella città metropolitana. La crisi arriva anche dalla globalizzazione per cui il materiale lapideo nel mondo si preferisce acquistarlo in aree degradate della Terra. Ma il colpo definitivo a un settore di impresa che rappresenta la tradizione di un territorio lo vogliono dare le competenze territoriali.
La vicenda in cui la Società di Travertino Romano è stata protagonista ne è emblema. Quest’ultima vicenda di contenzioso tra amministrazione pubblica e imprese del travertino ha inizio il 10 agosto con l’ordinanza emessa dal Comune: si revoca l’autorizzazione a cavare.
Atmosfera da tregenda!
Ma il 24 agosto arriva la cosiddetta “proroga salva-cave”. La misura approvata in Consiglio regionale recita: “rilancio e la riqualificazione del settore estrattivo”. Si tratta anche di autorizzazioni inserite in un progetto di modifica generale dove c’è la tutela ambientale. Si affronta anche il proseguimento dell’attività di cava. A proporlo e farlo approvare il Consigliere regionale di Tivoli Laura Cartaginese (Forza Italia). Cambia così anche lo scacchiere di chi prende le decisioni. Infatti la novità assoluta consiste nel fatto che la Regione si riprende la potestà di decidere superando il regime autorizzatorio prima delegato al Comune.
La stessa Regione Lazio che il 5 ottobre archivia la richiesta di Valutazione di impatto ambientale della STR. Si tratta del progetto di rinnovo del permesso rilasciato nel 2012.
Sull’ autorizzazione a cavare entra anche il Tribunale amministrativo del Lazio. IL 9 ottobre emette una sentenza per cui si sospende quella revoca di autorizzazione a cavare da parte del Comune. Qui era nato il contenzioso. Ora la Regione nega la negazione del Comune: quindi la Società di Travertino Romano può ricominciare a lavorare.
Happy ending? Illusione da dilettanti. La Regione nel sospendere per un anno e mezzo ogni contenzioso tra imprese e interesse pubblico a ripristinare e ritombare le buche si riserva di fare direttamente le verifiche sulla sussistenza delle condizioni per confermare il permesso ad estrarre.
Ma a decidere di cambiare la parte in commedia deve essere anche la parte ancora viva di un settore decotto. Cosa vogliono fare gli imprenditori del travertino che resistono? Gestire un ruolo nel territorio vero. La politica aziendale dell’essere sotto traccia con qualche intervento spot non è più sufficiente.
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