Le idee sono tante: un fondo di garanzia per i lavoratori che rischiano la disoccupazione, una santa alleanza contro il comume nemico in comune (la maggioranza a Cinquestelle), trovare escamotage giuridico legali per dimostrare l’inadeguatezza del governo della città …
Ci sono tutti all’opposizione per queste richiesta. E per farlo a gran voce sono andati a dirlo sui tetti del palazzo del Comune. Come i Beatles a fine carriera che cantavano Don’t let me down. Solo che i cantori di Guidonia il fine carriera lo propugnano ai loro competitos: la maggioranza a Cinquestelle.
A darne testimonianza diretta è un servizio del notiziario Dentro Magazine.
Ora bisogna capire cosa abbia indotto i consiglieri sui tetti all’insano gesto. Sì, perché la rilevanza sugli organi di informazione locali a loro non manca. Serve semmai un’eco su quelli nazionali. Lo si fa andando sui tetti?
Ma, cosa più importante, cercare sui tetti un consigliere che si unisca al coro che dice “a casa la maggioranza dei Cinquestelle” non serve. Difficilmente chiunque potrebbe seguirli sui tetti. Tantopiù in un contesto geopolitico nel quale il partito in questione governa il paese ed elettoralmente si presenta ancora come primo partito italiano. E allora cosa fare per i consiglieri che si vogliono applicare?
Pensare alla città e affrontare il nodo dirimente del suo destino. Farlo senza se e senza ma. Farlo anche se si è in emergenza occupazionale. Dire a chiare lettere che pur avendo in uggia il settore estrattivo il territorio per sua vocazione secolare non può fare ancora a meno di questo settore di impresa. Cercare di vincere i convincimenti del sindaco e della sua giunta sul piano del ragionamento politico, più che sulla prova muscolare. Barbet ha davanti il governo del paese e di Roma. I Cinquestelle si vedono ancora proiettati per un brillante futuro. Non arriveranno a più miti consigli con le urla cittadine, tantopiù quando non sono le masse vere a scendere in piazza ma solo coloro che sono direttamente coinvolti per legittimo interesse. La questione non riesce a fare eco presso organi di informazione che superino l’interesse di Guidonia. Anche i giornali romani non si sono degnati di un richiamo in prima pagina sulla crisi di Guidonia. Quale dovrebbe essere la vera sollecitazione per i Cinquestelle?
L’unica la si può trovare nel ragionamento politico diretto, non sui tatticismi da giureconsulti in cui sono caduti anche sindaco e giunta mostrando poco coraggio. Quello che infatti si può imputare a Barbet è di non dire a chiare lettere che lui vuole smantellare un settore di impresa, quello del travertino. E’ stato votato anche su questo.
Ma al di là delle sue personali convinzioni deve capire che i processi reali nella Storia non arrivano mai per amputazione di parti. L’emergenza occupazionale che a catena si creerà a Guidonia chiamerà altri settori e altre imprese di travertino. Non si tratta del numero di disoccupati che si producono oggi. Bensì della “Peste Nera” che potrebbe abbattersi su Guidonia solo per assecondare ottusamente certi convincimenti. E’ tutta qui la sede di trattazione. Non politicistica. Bensì eminentemente politica. E anche chi è a digiuno della materia da sempre dovrebbe riuscire a capire. Se non ci riesce dovrebbero essere attività di paziente delucidazione a spiegare il dramma a cui si va incontro. Una volta nel tunnel della crisi profonda non ci saranno bacchette magiche, nessuno potrà dire “io non sapevo”. Si esorta quindi a un ruolo di moral suasion, più che allo stilema della contestazione adatta per circostanze più ordinarie. E’ una nuova generazione di personale alla guida del paese e delle città. A loro si deve spiegare di cosa si sta parlando. Lo strenuo fronte a fronte, tipico del politicismo, non serve.