Indice Rilevanza
Attenzione! Celebrare la legalità potrebbe leggersi come un grave autogol. Celebrando la legalità, vuol dire che la legalità non c’è, forse c’era. E se c’è si celebra come un mito, come qualcosa di irreale. Celebrare significa, dare vita a quel che non c’è o c’è solo nel ricordo, nella fantasia, nell’attestazione immaginaria. Quel che si celebra quindi è sempre altro da quel che è.
Allora cosa si celebra a Guidonia con “l’ora legale”? Anche qui, il segno dell’innaturalità appare ben chiaro. L’ora legale impone un comportamento ambientale col tempo diversificato dalle abitudini indotte nel naturale ciclo giorno-notte. L’ora legale si oppone all’ora naturale. Mentre nella natura delle leggi c’è la loro qualità di intervento per prevenire o reprimere comportamenti devianti. Quindi, nuovamente, una deviazione dal corso naturale delle cose, per celebrare.
Celebrare i grandi della lotta per l’affermazione delle leggi sulla corruttela, il crimine e il crimine eretto a sistema, esalta – giustamente – un’età della storia. Riporta i termini del rispetto delle regole, non a una consuetudine attuale, bensì alla rappresentazione, alla raffigurazione, al fatuo. Non al reale.
Si dirà: “la sperimentazione è indirizzata alle scuole, ai ragazzi che hanno bisogno di esempi buoni”. Si risponderà con Bertolt Brecht: “triste il popolo che ha bisogno di eroi”.
L’insegnamento dovrebbe essere, invece, che la legalità non è fatta di ore, ma di lotta, di impegno civile da condividere ogni giorno ogni momento. Ma in questo impegno c’è anche quello di avere buone leggi. Perché il milione e oltre di leggi in adozione in Italia non somigliano minimamente al mito delle leggi nelle antiche poleis greche per cui Socrate accettò con la sua morte un verdetto ingiusto.
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