La campagna soporifera in scena a Guidonia porta a pensare a un grande assente: Domenico De Vincenzi, scomparso lo scorso anno. De Vincenzi sapeva dare una spinta in più alla sua compagine, alzava a mestiere i toni della polemica riuscendo in contempo ad essere interlocutore di ogni attore della scena politica, anche tra gli avversari.
Il migliore testimone del pensiero di Domenico De Vincenzi è Silvano, il fratello, che lo ha accompagnato in ogni sua fase.
“La verità nessuno può dircela” – è la sua premessa prudente. Tre anni più giovane del compianto Domenico, l’ha seguito in ogni sua fase politica. Superato il primo riserbo è una valanga: “mio fratello era una persona scaltra, con la mente stava sempre avanti a tutti, uno che gli avrebbero fatto ponti d’oro se avesse cambiato schieramento … Ma aveva un’idea chiara dell’azione politica. E allora c’era il tempo per la trattativa e per gli accordi. E questi si facevano con avversari interni allo schieramento o esterni. Ma poi c’era il tempo per le scelte. Ed è il tempo vero della politica! E in queste scelte politiche lui non avrebbe avuto mai dubbi. Nato nel Pci, ebbe rovesci di fortuna, si reinventò nella Margherita, ma il suo schieramento poteva essere sempre e solo uno: la sinistra, il Pd!”
Alla verifica sulla fondatezza di quella che sarebbe stata la scelta di Domenico De Vincenzi, il fratello rincara: “già cinque anni fa, quando il Polo Civico si presentò per la prima volta, ma con un candidato sindaco centrista, Domenico De Vincenzi fece la sua scelta. Figuratevi oggi!”
Automatica la domanda sulle motivazioni nella scelta di alcuni suoi seguaci che si sono trovati a sostegno della lista civica. “Dovreste chiederlo a loro! Io lo trovo incomprensibile! Ciascuno fa le sue scelte. Liberissimi! Ma non parlassero a nome di Domenico De Vincenzi perché sono sicuro avrebbe sconfessato una scelta come questa!”
Anche Domenico De Vincenzi però si poneva come interlocutore franco dei suoi avversari di schieramento… “La sua qualità era quella di pensare a quella che poteva essere l’alternativa possibile mentre già si operava una scelta, in modo così da non farsi trovare impreparato qualora fosse andata in crisi”.
Come spiegherebbe Domenico De Vincenzi a un giovane che non l’ha conosciuto: “Un politico grande, di prim’ordine, legato però alla sua città e alla politica locale”.
“Gli ultimi giorni, era ammalato anche se era stato dimesso dall’ospedale, mi disse che aveva in mente chi poteva essere il futuro sindaco di Guidonia … No! Non lo dirò mai. Mi sembrerebbe tradire la confidenza di mio fratello!”
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