Sempre più firme! Aumentano di giorno in giorno le adesioni al movimento spontaneo di cittadini a Poggio Fiorito e Parco Azzurro. Non vogliono i cattivi odori, temono il continuo via vai di mezzi per il conferimento del materiale organico, guardano con timore alla svalutazione delle loro case con questa presenza costante. Il centro di gestione per l’umido che deve produrre il compost ha dei costi evidenti in termini di vivibilità. Le normative indicano la loro realizzazione al di fuori dei centri abitati, ma a Poggio Fiorito sono a ridosso delle case. E poi si tratta di un tipo di impianti adatti per zone rurali, dove sono esplicitamente richiesti, non a ridosso di civili abitazioni.
E infatti i cittadini non vogliono saperne di avere come coinquilino un puzzolente impianto, pur limitato come ampiezza, ma pesante come presenza in un complesso abitativo che non ha alcun servizio dal Comune: strade dissestate in molti punti, scarso rifornimento di acqua d’estate nella rete idrica, illuminazione carente.
Sarà invece realizzato all’interno dell’isola ecologica. La giunta municipale ha deciso ad agosto di collocarne tre: uno all’aeroporto militare, un altro al Centro Carni e il terzo, al cuore del contendere, a Poggio Fiorito. Ed è proprio quest’ultima destinazione a sollecitare gli abitanti del quartiere nomentano insieme a quelli di Parco Azzurro e Setteville nord.
Si tratta di impianti dove conferire il materiale organico della spazzatura – avanzi di materiale cucinato: bucce di uova, resti del pesce, della carne … – che produce il compost, una terra scura utilizzabile in agricoltura.
Tutto apparentemente molto ecologico. Se non fosse che un impianto di questo tipo non si può realizzare a ridosso delle abitazioni, soprattutto per il cattivo odore che emana.
C’è un problema anche di controllo dei livelli di acidità per cui un tipo di compost, utile ad un tipo di agricoltura, ma che potrebbe essere controproducente per altro tipo di agricoltura.
Il compost, infatti, è una materia che dovrebbe essere gestita da esperti, non lasciata alla spontaneità della giunta municipale. A chiederlo a viva voce, in diverse riunioni con il sindaco, sono i cittadini dei quartieri coinvolti. Ma la risposta che non si sarebbero mai aspettati è quella della totale ammissione sull’impiego del compost prodotto. “Male che va non ci faremo nulla” È la candida risposta degli amministratori convocati in un incontro dai cittadini. E poi: “Potrebbe essere utilizzato per la coltivazione dei fiori nelle aiuole del Comune”. Pornografia politica! Così l’ha definita Fabrizio Clavenzani, uno degli organizzatori della protesta con raccolta di firme arrivate al momento a quota 3.700.
Sarebbe ora utile un movimento di protesta da parte di tutta la città – chiedono gli organizzatori della raccolta di firme – Affinché non succeda, come spesso avviene per le questioni ecologico-ambientali, che ad alzare i contenuti della protesta siano i soli diretti interessati.
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