Come il giapponese dopo la seconda guerra mondiale difendiamo un patrimonio di lavoro ed elaborazione su Guidonia che sarebbe un errore dissipare, ora

 

In questi giorni di consultazioni prolungate per arrivare al bilancio o non arrivarci, vogliamo dire la nostra. E non ci importa di esporci per una causa persa. L’ abc della politica insegna a starci tantopiù quando si è in minoranza, anche se perdenti. Esistono grandi uomini politici che hanno influenzato la loro scena tantopiù in posizioni di minoranza. La premessa per dire che la scelta di chiudere anticipatamente questo corso amministrativo è sbagliata. Semmai doveva affermarsi l’indomani della conferma dell’arresto di Eligio Rubeis. La teoresi sarebbe stata: “moralmente non può sussistere un’amministrazione senza la sua testa, il sindaco. Quindi si scioglie e si va alle elezioni”.

Non fu presa questa scelta, non solo per tatticismo o per speranza di bonomia della Procura di Tivoli. Fu scelta perché tante cose erano a metà. Lavori che il Comune non poteva regalare al destino. Un impegno dettato anche dall’orgoglio di chi era seduto da appena un anno sugli scranni di assessore. Ed allora, dicemmo: ‘ c’è bisogno di un governo a programma. C’è bisogno di un patto coi cittadini: andiamo avanti per realizzare questi obiettivi irrinunciabili ‘. Poi avrebbe deciso la sentenza a novembre 2016. Nel caso avverso al sindaco, sarebbe stato opportuno, quindi che il Consiglio decidesse prima di attivare la legge Severino.

(Al lettore ricordiamo che per la legge 142 del 1990, istitutiva dell’attuale conformazione del governo dei comuni, il Consiglio comunale insediato con sistema proporzionale e premio di maggioranza ha legittimità ad operare fin quando sussiste una figura vicaria al sindaco).

Un anno fa c’erano esternazioni pazze su manifesti. Oggi si pratica il fuggi-fuggi sperando di trovare nuove stagioni politiche per sé. Ma non ci saranno. Chi esce da questa storia uscirà per sempre dalla storia di Guidonia Montecelio. Fatta eccezione per i consiglieri dei Cinque Stelle o del Pd che legittimamente osservano la loro condotta all’opposizione, chi ha condiviso il percorso di Eligio Rubeis e ha deciso di affrontarlo nuovamente non troverà un ruolo nel futuro di Guidonia. È certo. È l’inclemente sentenza della matematica e dei numeri a decretarlo. Non si illudano i non eletti. Non potranno rifarsi la verginità inventandosi nuove formule e liste civiche di sorta. Non funziona mai. Uno l’autonomia ce l’ha se riesce a costruire nel tempo una sua credibilità. C’è quindi bisogno di un grande lavoro preparatorio ma soprattutto di elaborazione autonoma sulla città. Cose che specialmente in questo anno non si sono viste o lette a Guidonia.

L’esortazione in-utile quindi è continuare a lavorare per la città. Rinunciare ad annaffiare i propri orti, nella speranza di acquisire vantaggi, simpatie e preferenze. Solo le realizzazioni concrete e i servizi, sono gli elementi di linguaggio che i cittadini comprendono. Solo a cose concrete sapranno dare soddisfazione. Questo l’unica manifestazione di sé possibile se vorranno ricostruirsi un’identità per l’immediato futuro. Diversamente, la voce oggi è alla protesta, all’indignazione, alla rabbia che non riconosce differenze. Massimizza si pone come tendenza generale del momento. Imitazioni non sono possibili da improvvisati contestatori.

Comunque andrà, Eligio Rubeis sarà ricordato come sindaco del fare. Da quelle che scherzosamente sono chiamate le “Porte di Brandeburgo” di Guidonia (ma che finalmente hanno dato quell’aura con la quale finalmente si guarda con rispetto questa città al suo ingresso) al riassetto del verde pubblico. Rubeis ha iniziato la raccolta differenziata e l’ha portata a livelli record. Ha realizzato un giardino in ciascun quartiere. Ha riportato la Triade a Montecelio e lì realizzato un museo che qualche anno fa sarebbe stato impensabile in questo Comune. Ha effettuato un piano scuole, una diversa mobilità in città …

Lavori e impegno da continuare. Anche perché la sopravvivenza in politica non te la aggiudichi se non te la guadagni sulle cose fatte. La politica viene sempre prima del politicismo.