Nessuno glielo chiedeva. Elly Schlein lascia la vicepresidenza della Regione Emilia Romagna per dare battaglia alla Meloni. Nicola Zingaretti invece, a cui è richiesto a gran voce, oltre al fatto che consiste in un atto d’obbligo per incompatibilità con la carica di presidente, tituba. I motivi per l’attesa sono addotti a immediati oneri in termini amministrativi. Sta di fatto che l’ex segretario del Pd, divenuto deputato della repubblica, ancora riveste contemporaneamente il ruolo di presidente della Regione Lazio.
Le sue dimissioni darebbero il via allo scioglimento dell’assemblea deliberativa alla Pisana e quindi consentirebbero l’avvio delle procedure per l’avvio delle nuove elezioni nel Lazio.
Tutto invece resta ai blocchi di partenza. Chi freme invece per entrare come consigliere alla Pisana è impaziente e chiede a chiare lettere al presidente, ancora non ex, di andarsene. È Marco Bertucci che protesta in una comunicazione ufficiale.

Lo spunto serve a riflettere su una questione di comportamenti legati alle regole. Nonostante ce ne siano di chiare e prescrittive, la differenza la fa sempre la volontà e l’interesse materiale a trovare in sé stessi la giusta espansione.
La Schlein freme per diventare una vedette di rango nazionale. Zingaretti già lo è, da tempo, e allunga invece affinché siano espletati tutti gli atti utili alla sua nuova occupazione politica.
Tutti i ragionamenti possibili, sui sistemi, le regole di funzionamento, sono sottoposti alla volontà di autorappresentarsi e di decidere nei contesti in cui si ha la fortuna di partecipare. Fortuna che è assegnata dalla volontà elettorale che viene presa in considerazione solo nei pochi momenti simbolici.

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