Indice Rilevanza
Un quadro assai incerto quello della città dell’Aria. La sua epigrafe che guarda alla storia gloriosa del primo aeroporto dove si provavano voli sperimentali, rischia il sarcasmo dell’interpretazione: dell’aria fritta. L’effetto tela di Penelope per cui si disfa la sera quello che di giorno si è costruito consiste nell’attualità dei nostri giorni. Questo clima comunque condurrà a un sindaco. Ci saranno i tempi di elezione, ci saranno comunque candidati, ci sarà un vincente. Ma in un quadro di dibattito sociale di estremo sfilacciamento e di mancanza di progettualità le prospettive si presentano come ben magre. Tali da nullificare il lavoro che in alcune amministrazioni è stato fatto per portar via Guidonia dall’anonimato, dalla crisi, dalla stagnazione, dalla nomea di terra di nessuno perché esprime una cittadinanza anonima, poco partecipe e priva del senso di appartenenza.
Torneremo a questa condizione con l’aggravante che le cose nella storia non lasciano degradarsi e trovano altre strade. Una di queste sicuramente consisterà nel distaccarsi dei quartieri. Guidonia finora è riuscita a contenere queste tendenze autonomiste, anche perché le regole sono cambiate. E distaccarsi è più difficile e meno premiante. Questo non toglierà a Setteville di considerarsi il Comune del Car e gestire in diretta la partita con Roma. Setteville e Parco Azzurro di latitudine nomentanta hanno sempre avuto rapporti distanti con il Comune di appartenenza e già nel 2001 conobbero una scissione con la fondazione del Comune di Fonte Nuova. Villalba e Tivoli Terme già sognano una loro autonomia per essere il Comune del Parco Termale. Villanova, quartiere più popoloso di Guidonia, ugualmente aspirerebbe a una sua autonomia per assurgere ad una piena capacità gestionale senza dover dividere le briciole con gli altri quartieri. E Montecelio? I monticellesi si sono sempre sentiti l’aristocrazia del Comune ed essere assemblati a un richiamo di sconveniente memoria come Guidonia non gli è mai andato giù. Potrebbero aspirare ad essere un vero piccolo comune in grado di attrarre turismo. Cosa che con l’elefantiasi di Guidonia non è gli è nominalmente agevole. Albuccione? Nato per eccedenze di cittadinanze romane, se ne tornasse a Roma o lo prendesse in custodia la capitale!
In effetti abbiamo anche esagerato. Ma la fuga dal centro della città metropolitana dell’est romano sarebbe una carta che in molti potrebbero decidere di giocare. Ma a quale costo? L’essere assolutamente “contado”. Quindi perdita assoluta di alcun peso specifico nello scacchiere romano. Peso specifico che, in verità, i rappresentanti di Guidonia Montecelio dai quasi centomila abitanti non hanno mai fatto pesare, attenti sempre a garantire voti in cambio di appannaggi o scivoli vari per carriere politiche o professionali. Questo è l’inizio della fine di un Comune. La cura non c’è. E non serve predicare il senso di appartenenza. Come il coraggio per Don Abbondio chi non ce l’ha non può darselo. L’unica cura possibile potrebbe essere rappresentata dalla discussione pubblica sui punti singoli di programma. Capire cosa fare di questa città punto per punto, ad iniziare dalle emergenze: il bilancio, la captazione di risorse finanziare e la loro gestione per la città. Argomento centralissimo: incentivare la ripresa occupazionale cominciando dai quartieri industriale e dalla promozione di nuove attività. In questi chiari di Luna nazionali, è difficile. Ma mai si comincia ma si fa. Politica della gestione dei rifiuti: ad iniziare dagli ottimi risultati raggiunti in pochi anni in termini di raccolta differenziata puntare sulla valenza strategica dell’area di Guidonia per imporre linee condivise in Regione Lazio che vedano all’innovazione e non all’accumulo. (…). In sostanza, ripartire dal programma, dalle cose da fare. Senza discussione sui nomi. Un sogno? L’illusione lunatica di malati della programmazione. Del resto se il recupero di Guidonia alla sua originaria integrità è sempre stato un nostro sogno vogliamo continuare a sognarlo.
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